I sentieri, il bosco e le montagne sono oggi parte integrante ed essenziale della sfera privata dei Carennesi.
Gli abitanti infatti esprimono spesso e volentieri questo forte legame vivendo i luoghi boschivi come intima riconciliazione con ritmi meno frenetici, camminando per i sentieri, e trasformando il bosco in luogo di incontro e divertimento.
Molti Carennesi raccontano di apprezzare, al rientro da una giornata di lavoro pesante, il verde dei monti e l’alternarsi delle stagioni sulle foglie degli alberi.
Le montagne e i sentieri
Tra le località montane più amate ricordiamo: il monte Tesoro, il Pertüs, il monte Ocone e il Baitello, così come i piccoli e bellissimi borghi che vi danno accesso, Boccio e Colle di Sogno.
Il bosco come risorsa
La storia del lavoro di Carenno è raccontata dalle risorse che il territorio offre: la legna del bosco e la pietra delle cave, elementi essenziali per la costruzione. Il legname prediletto per l’attività edilizia era il castagno, coltivato in selve.
All’interno dell’economia tradizionale che legava inscindibilmente uomo e bosco, il castagneto rivestiva anche un ruolo importante per il sostentamento. Infatti nel ‘700, un editto della Serenissima prescriveva il taglio del noce al posto del castagno come legname da costruzione, proprio per preservare la preziosa pianta e i suoi frutti.
Ancor oggi, così come nei decenni passati, l’antico legame con la castagna è testimoniato dalle tradizionali castagnate, momenti conviviali che si svolgono in occasione di importanti eventi comunitari quali la fiera agricola.
Montagne e leggende
Le montagne ed il bosco, ieri come oggi, ci trasportano nella dimensione del fascino e del mistero.
Fino alla metà del secolo scorso, quando i sentieri che collegavano Carenno ai territori vicini erano molto più battuti, i viandanti prestavano grande attenzione a non incappare nella pericolosa creatura, chiamata Bés Gatòbe, che ipnotizza con lo sguardo la sua vittima; temevano il passaggio sul “Punt del Frà” per evitare le apparizioni dello spirito del padre francescano, e la “Madonna che ploca” intimoriva le giovani coppie di amanti che cautamente fuggivano Via Torba come luogo per le loro effusioni.
Montagne e proverbi
Storicamente, quando i Carennesi trovavano nei prodotti della terra e del bosco le principali fonti di sostentamento, una stagione poco o troppo piovosa destava grande preoccupazione dato che il raccolto poteva essere compromesso.
L’importanza della pioggia per l’economia tradizionale locale è testimoniata dall’abbondanza di proverbi carennesi che parlano del tempo atmosferico. Alcuni esempi sono: “Se ‘l vé de la Costa, el fa apòsta / se ‘l vé de l’Ucù el fa del bù” (“Se viene dalla Costa, fa apposta / se viene dall’Ocone, fa sul serio”); “Quand l’Ucù el mèt sö ol capèl / met zó la ranza e tö sö ol rastèl” (“Quando l’Ocone mette su il cappello / metti giù la falce e prendi il rastrello”).
Crediti
La redazione dei testi qui riportati è stata curata dalla comunità di Carenno in collaborazione con la coop. soc. Liberi Sogni Onlus. Fotografie, documenti e brani musicali pubblicati in questa pagina sono stati raccolti, selezionati e donati a fine divulgativo e a titolo gratuito dalla comunità carennese, nell’ambito del percorso partecipato che ha portato alla realizzazione della mappa di comunità.
Le interviste agli abitanti di Carenno sono state realizzate dalla coop. soc. Liberi Sogni Onlus.
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