Confezionato con un pesante e ruvido tessuto di lana e canapa, il mezzalàan, si caratterizzava da una lunga gonna ad ampie pieghe e da un corpetto aperto sul davanti, che lasciava intravedere la pézze, la pettorina ricamata ricca di simboli e messaggi.
Per esempio, le vedove comunicavano con i ricami la loro intenzione o meno a risposarsi ed alcune donne applicavano delle medagliette che corrispondevano al numero dei loro figli. Inoltre, il fondo colorato della pézze era spesso legato al periodo liturgico.
Completavano l’abito una camicia, il grembiule (scosàal) e il fazzoletto a scialle sulle spalle.
Verso il 1700 arrivò da Venezia un tessuto più raffinato, in panno di lana, che venne utilizzato per cucire l’abito delle spose: nelle forme e nei componenti è del tutto simile al vestidél, ma vi differisce per il colore blu scuro (“morello”) della gonna e per questo è chiamato morèl. Spesso, la pettorina del morèl recava un ricamo a nido con uova e uccellini, una rosa, una cornucopia o delle spighe, tutti simboli beneauguranti e di fecondità.
Negli anni ’20 il pesante ed elaborato vestidél viene a poco a poco sostituito dal cotóon . Realizzato con un tessuto in cotone, si differisce dai costumi precedenti per la gonna lunga finemente plissettata a mano e il corpetto chiuso, senza pettorina. Rimangono invece la camicia, il grembiule e il fazzoletto sulle spalle.
Un accessorio per tutti i costumi è lo strasciööl, un ampio fazzoletto bianco in cotone finemente ricamato, utilizzato soprattutto per le funzioni liturgiche, come la processione del Corpus Domini.
Crediti
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