Il nome di questo alpeggio deriva da “barec” o “barc”, parole celtiche che significano “recinto”, con particolare riferimento a un recinto costruito con sassi a secco. Infatti in Valle dei Barconcelli ne esistevano almeno due molto vasti. Situati a monte dell’alpeggio, uno è ancora ben visibile; il secondo si trovava nella zona detta Aóste. Qui furono costruite le prime baite, probabilmente a rifugio dei minatori che lavoravano nelle miniere di siderite a cielo aperto presenti sul costone della montagna sovrastante. Una valanga distrusse questo primo insediamento.
Quello nuovo nacque leggermente più a sud, proprio sotto una grande caravina di pietre che ne è la caratteristica insieme allo storico Riàal, una canalina artificiale sempre in pietra che prende l’acqua dalla vicina valle, attraversa l’alpeggio da nord a sud, rifornendo di acqua la cascina, il lavatoio e la teleferica.
Come per altri alpeggi, anche le case di Barconcelli furono bruciate dai nazifascisti durante la Guerra di Liberazione e l’alpeggio fu teatro di eventi sanguinosi.
Ricco di pascoli e sorgenti, il poggio opposto alle baite degli alpigiani è detto Lazzaretto, nome che rimanda alla grande moria di animali avvenuta negli anni Trenta del Novecento a causa dell’afta epizootica, e che li furono sepolti.
Crediti
La redazione dei testi qui riportati è stata curata dalla comunità di Premana in collaborazione con la coop. soc. Liberi Sogni Onlus. Fotografie, documenti e brani musicali pubblicati in questa pagina sono stati raccolti, selezionati e donati a fine divulgativo e a titolo gratuito dalla comunità premanese, nell’ambito del percorso partecipato che ha portato alla realizzazione della mappa di comunità.
Le interviste agli abitanti di Premana sono state realizzate dalla coop. soc. Liberi Sogni Onlus.
Eventuali titolari di diritti d’autore sui materiali pubblicati, sono pregati di mettersi in contatto con la coop. soc. Liberi Sogni Onlus.