Lo sposo si recava a casa della sposa con tutti gli invitati e in corteo si andava in chiesa per la cerimonia. Il pranzo nuziale veniva consumato al ristorante, la storica “Peppa”, e una volta terminato iniziava la festa.
Come prima cosa, il giro di tutte le osterie del paese, naturalmente accompagnato da canti, per bere un buon bicchiere.
Seguiva poi la cena e di nuovo a cantare fino alle ore piccole, per poi recarsi sotto le finestre degli sposi novelli a cantare la tipica serenata, él matinèe: una serie di strofe che descrivono il regalo da parte dello sposo dell’abito (morèl) e dell’anello, e l’augurio di prosperità e fecondità alla neonata famiglia.
Il canto veniva personalizzato col nome degli sposi, quello dell’alpeggio dove sarebbe andata la sposa (ossia quello del marito) e l’augurio che potesse arrivare presto un bel bambino o una bambina, per non dire due gemelli… (come finale):
“or son giunti i bei momenti che voi siete marito e moglie allor godete le vostre gioie i vostri cuor si abbraccerann”
Crediti
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