Storie e leggende

Quante storie incredibili conoscono gli anziani tremezzini! Le leggende più interessanti e tramandate di generazione in generazione raccontano di streghe, maledizioni, fantasmi e affascinanti misteri. la cosa più incredibile è che molte leggende lariane hanno origine da eventi storici realmente accaduti.

Campane sommerse dal lago

Si racconta che secoli fa il primo nucleo di Lenno fosse stato sommerso da una colossale frana, che fece slittare il paese nelle profonde acque del lago. Per questa ragione si dice che, a volte, vicino a Villa Commedia nel golfo di Venere, si avverte un sommerso suono di campane proveniente dall’acqua.

Praa de la taca

Sopra la località di Bonzanigo si trova un piccolo monte chiamato Monte degli Stampi, più noto fra gli abitanti di Mezzegra con il nome di Praa de la taca (prato della tacca/dello stampo) oppure Pee de cavai (piedi di cavalli). La leggenda narra che vi sia approdata l’Arca di Noè e che gli animali scendendo abbiano lasciato le loro impronte. Tuttavia il monte è conosciuto anche perché si dice che proprio lì le streghe si radunassero per celebrare i loro riti e sabba. Nella notte di S. Giovanni  le  streghe di Lezzeno (un paesino di fronte a Mezzegra, dall’altra parte del lago) volavano con le loro scope fino al Praa de la taca e tutte insieme ballavano con il diavolo. Si narra anche che lì sia stato ucciso il figlio del pittore Giovanni Mauro Della Rovere detto il Fiamminghino perché amante della moglie di un signorotto locale. Insomma, si tratta di un luogo pieno di oscuri misteri ma denso di fascino.

Caccia selvatica

La cascia selvadega (caccia selvatica) è una leggenda popolare che si tramanda da tempo immemorabile. Veniva raccontata ai bambini per mandarli a letto presto. Si narra che in certe ore della notte si potevano sentire sui sentieri di montagna e tra gli stretti vicoli delle frazioni cani arrabbiati che latravano furiosamente, come se stessero inseguendo la selvaggina. Nessuno li aveva mai visti,  si sentiva solo il loro abbaiare intenso e la loro furia famelica. Forse non si trattava nemmeno di cani, ma di anime dannate. Erano le anime dei cacciatori del paese che per coltivare la loro passione avevano trascurato la messa e i sacramenti. Dopo la morte erano condannati a vagare in eterno dando vita a una caccia infruttuosa e senza tregua. Si sussurrava che alla guida di quel branco scatenato ci fosse il diavolo in persona.

Crediti

La redazione dei testi qui riportati è stata curata dalla comunità di Tremezzina in collaborazione con la coop. soc. Liberi Sogni Onlus. Fotografie e documenti pubblicati in questa pagina sono stati raccolti, selezionati e donati a fine divulgativo e a titolo gratuito dalla comunità di riferimento, nell’ambito del percorso partecipato che ha portato alla realizzazione della mappa di comunità. 
Le interviste agli abitanti di Tremezzina sono state realizzate dalla coop. soc. Liberi Sogni Onlus.
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