La sua storia fu un susseguirsi di alti e bassi, fortune e sfortune. I monaci che vi abitarono ebbero rapporti amichevoli con la popolazione e nel periodo della seconda guerra aiutarono rifugiati politici, ebrei, partigiani e molte famiglie in difficoltà. Tra di loro c’era anche Fra’ Pipistrello, così chiamato perché andava ad effettuare la questua a bordo di uno scalcinato motorino col saio svolazzante come le ali di un pipistrello.
La storia dell’abbazia dell’Acquafredda si allaccia a quella dell’Isola Comacina. Infatti, poco prima della distruzione dell’Isola (1169), le reliquie di Sant’Agrippino, fino a quel momento conservate sull’isola, furono traslate nel 1142 in una cappella a Roncale (oggi Roncate), sopra Lenno, dedicata a S. Pietro. Nel 1153 lì fu posata la prima pietra della nuova Abbazia Cistercense. Intitolata a Maria, prese il nome anche da una fresca sorgente d’acqua che sorgeva nelle proprietà, appunto l’Acquafredda.
Crediti
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