Dal Cinquecento e fino alla metà del secolo scorso la maggior parte degli uomini era costretta a migrare in cerca di lavoro: partiva a marzo e tornava per i morti, ai primi di novembre. Nei lunghi mesi in cui erano assenti, erano le donne ad occuparsi della famiglia, del lavoro in campagna e dell’allevamento del bestiame.
Era una società matriarcale, nel dialetto tremenicese il termine mamma è di genere maschile “ol mam” a testimoniare l’autorità che le veniva riconosciuta.
Le donne oltre a prendersi cura della casa e di bambini e anziani, svolgevano in campagna le stesse attività lavorative dei maschi. Compagno di lavoro indispensabile era il gerlo, utilizzato per trasportare carichi di ogni genere: dal fieno, alle patate, al letame, ma anche sabbia, pietre e carbone per conto terzi, in cambio di qualche spicciolo. I primi carichi di minerale dalle cave di Lentrèe furono portati a Dervio a spalla da donne…
Competeva loro anche il compito di vestire la famiglia, la sera si sedevano davanti al camino a filare lana e canapa, oppure a tessere, cucire o magari ricamare e lavorare all’uncinetto. Era una vita massacrante, nelle cronache dell’epoca si dice che “Le donne…sono meravigliosamente belle nella loro prima gioventù, però intristiscono presto per le gravi fatiche patite”.
Crediti
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