Eventi storici di ieri e di oggi

La Tremezzina è luogo di natura, di turismo e di storia. Alcuni eventi storici, più o meno celebri, hanno segnato profondamente la cultura di questo territorio e la sua identità.

Battaglia di Lenno

Nel 1944 l’albergo San Giorgio a Lenno e numerose ville della Tremezzina furono requisiti dai gerarchi fascisti giunti da Salò: erano ministri e sottosegretari della Repubblica Sociale Italiana. Tra questi c’era Guido Buffarini Guidi, Ministro dell’Interno, protetto da una piccola guarnigione, che aveva l’abitudine di passare la sera in un’osteria a Lenno. I Comitati di liberazione decisero di intraprendere un’azione per intimidirli e indurli ad abbandonare la zona, attaccandoli dentro e fuori l’osteria, la notte del 3 ottobre 1944. Forse la giovane età dei partigiani o forse una delazione determinarono uno scontro a fuoco e un epilogo particolarmente cruento. Cinque partigiani morirono e anche le perdite fasciste furono notevoli. Nonostante le gravi ferite, il risultato dell’azione partigiana raggiunse il suo obiettivo e le personalità fasciste si allontanarono. Seguirono rastrellamenti, arresti e deportazioni in Germania. Carlo Lamberti, nome di battaglia Barone, fu arrestato e portato a San Donnino, carcere di Como e poi a San Vittore a Milano.

Incursione aerea sulla processione a Lenno

L’ultimo giorno delle Quarantore nel febbraio 1945, mentre si svolgeva la processione sul lungolago di Lenno, due aerei inglesi, sorvolarono per breve tempo il golfo di Venere.

Vicino alla seconda spiaggia erano attraccati battelli della navigazione lariana, mimetizzati con teli verdi e rami. All’improvviso gli aerei scesero per mitragliare le imbarcazioni. Il panico e la paura si diffusero tra i fedeli in processione. Tutti cercarono riparo nelle strade e nei vicoli vicini al lungolago. Quando gli aerei ripartirono verso il cielo, pian piano tornò la calma e ci si rese conto che nessuno era rimasto ferito. Per ringraziare il Buon Dio si decise allora di edificare una piccola cappella nella quale appare il dipinto di Manlio Rho, che raffigura la Madonna con il bimbo benedicente, inaugurata il 16 settembre 1945.

Bombardamento dell’Hotel Bazzoni

Il bombardamento dell’Hotel Bazzoni è una tragedia misteriosa e inspiegabile, accaduta dopo la fine della guerra, quando tutti erano finalmente felici e gli impiegati della Direzione dei Monopoli, sfollati all’Hotel Bazzoni con le famiglie, si preparavano per il ritorno a casa. Nella notte tra il 28 e il 29 aprile 1945, un aereo rimasto sconosciuto sganciò due bombe sul corpo centrale dell’albergo, causando quindici morti tra gli sfollati e un tremezzino dipendente dell’albergo. All’inizio si pensò ad un caccia tedesco che bombardando voleva vendicare la morte di Mussolini, ma in seguito si stabilì che l’aereo era inglese. Si fecero molte ipotesi, la più attendibile parla di una rappresaglia britannica per il mancato recupero del carteggio segreto “Churchill- Mussolini”.

Uccisione di Mussolini

Il 28 aprile 1945 davanti a Villa Belmonte in Giulino di Mezzegra Benito Mussolini e Claretta Petacci furono giustiziati per mano dei partigiani. Il Duce era stato arrestato due giorni prima a Dongo mentre, travestito da militare tedesco, tentava di fuggire a bordo di un mezzo della colonna tedesca. Inizialmente fu portato alla Caserma della Guardia di Finanza di Germasino e fu poi raggiunto dai militari del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia  e trasferito a Mezzegra. 

Una lapide ricorda il fatto storico che mise fine alla dittatura fascista.  Oggi varie ipotesi, alcune molto fantasiose, si affastellano sui dettagli dell’accaduto. Certamente la Tremezzina è entrata nella storia italiana per questo drammatico epilogo. Nel 1974 il film “Mussolini: ultimo atto” di Carlo Lizzani fu girato proprio nei luoghi dell’uccisione.

Maledizione dell’isola Comacina

L’isola Comacina è nell’immaginario collettivo tremezzino un luogo naturalistico di rara bellezza, denso di storia e spiritualità, ma anche segnato da una terribile maledizione.

Nel 1100, all’epoca della lotta tra Milano e Como, l’isola, che si era alleata con Milano, fu rasa al suolo dall’ira vendicativa dei comaschi guidati dal Barbarossa. A questi eventi tragici si aggiunse l’anatema scagliato dal Vescovo di Como Vidulfo, che così recitava: 

Tu isola sarai maledetta nei secoli, 

perirà di morte violenta chiunque cercherà di riportare la vita sul tuo suolo. 

Guai a chi metterà pietra su pietra, suonerà campane, accenderà candele. 

La scure della maledizione colpirà con violenza chi tenterà di far

rinascere questo lembo di terra togliendolo dall’oblio della storia.”

Storia e leggenda a questo punto si fondono: l’isola rimase disabitata e dimenticata per secoli, in quanto i (pochi) coraggiosi che tentavano di avvicinarvisi, si narra morirono di morte violenta e le varie iniziative nate intorno all’isola (scavi archeologici, ripopolazione…) subirono lunghi periodi di interruzione. 

Nel secondo dopoguerra un gruppo di amici fondò l’associazione “Amici dell’Isola”, al fine di promuovere una rivalorizzazione di questo luogo, e uno di essi, il cav. Lino Nessi, conosciuto da tutti come Cotoletta, decise anche di trasferirvisi con la sua famiglia e di avviare la sua attività di ristorazione. La prima Locanda dell’isola, costruita sui resti di rovine antiche nel 1947, era appena stata inaugurata, ed ecco che la maledizione tornava a colpire: morirono i primi due presidenti dell’associazione, Carlo Sacchi (ucciso a Villa d’Este dalla contessa Bellentani) e Sandro de Col (in un terribile incidente di motonautica). Ce n’era abbastanza per scoraggiare anche il più intrepido tra i fondatori dell’associazione. E infatti così stava per accadere al Cotoletta, che il terzo della catena non lo voleva fare. Agli inizi degli anni ‘50 alla Locanda gli affari non andavano bene, i clienti scarseggiavano e molti strani eventi accadevano: luci che improvvisamente saltavano, oggetti che cadevano frantumandosi al suolo, inquietanti apparizioni nella notte. Grazie al suggerimento della scrittrice ingelse Frances Dale, appassionata di misteri e fenomeni esoterici che approdò sull’isola proprio per conoscere da vicino la storia della maledizione che incombeva sulla Comacina, nacque l’idea di creare un rito “purificatore” per pacificarsi con gli spiriti e il passato turbolento dell’isola, che da quel momento concluse ogni pranzo e cena avvenuto alla locanda: il “caffè alle canaglie in armi”, un rito per la preparazione di un caffè speciale con zucchero, cognac, bucce di arance e fuoco.

Il rito pare aver spezzato la maledizione, in quanto da quando fu realizzato tutto si ribaltò in positivo. Si completarono tutte le iniziative, gli affari prosperarono, le villette tornarono ad ospitare artisti belgi e italiani, una nuova Locanda venne inaugurata nel giugno del 1964; l’isola divenne celebre in tutto il mondo. Innumerevoli i personaggi illustri, protagonisti del mondo del cinema, dell’arte, e della cultura che presero a visitare quell’isoletta e a parlarne in molti articoli su giornali internazionali. Il rituale fu continuato poi dal successore del Cotoletta, Benvenuto Puricelli, il quale mantenne la tradizione del rito del fuoco così come gliela aveva insegnato il Cotoletta stesso, per molti anni ancora.

Albertina Nessi racconta la storia della sua famiglia sull’Isola Comacina, le difficoltà dello contrarsi con una maledizione secolare e il rito per sconfiggerla.
Albertina Nessi e Don Italo Mazzoni ricostruiscono le vicende storiche di uno dei luoghi più misteriosi e suggestivi del territorio.

Crediti

La redazione dei testi qui riportati è stata curata dalla comunità di Tremezzina in collaborazione con la coop. soc. Liberi Sogni Onlus. Fotografie e documenti pubblicati in questa pagina sono stati raccolti, selezionati e donati a fine divulgativo e a titolo gratuito dalla comunità di riferimento, nell’ambito del percorso partecipato che ha portato alla realizzazione della mappa di comunità. 
Le interviste agli abitanti di Tremezzina sono state realizzate dalla coop. soc. Liberi Sogni Onlus.
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